MODELLO OPEN SOURCE: E’ CRISI?

EDITORIALI

Dopo le recenti notizie che hanno visto protagonisti CentOS e Chromium, possiamo affermare con buona approssimazione che il modello di sviluppo a codice sorgente aperto sia definitivamente tramontato? Ma che cosa é successo esattamente? Nel primo caso vediamo coinvolto direttamente il gigante dell’open source Red Hat, il quale, a sorpresa, ha trasformato la distro “gemella” CentOS, di fatto in una distribuzione rolling e, pertanto, difficilmente adattabile al mondo enterprise-server, universo cui nativamente é da sempre stata rivolta.

A conferma del definitivo tramonto di CentOS, quale standard “de facto” in ambiente server, sono venute le parole di Red Hat, che ha confermato che offrirà (salvo sorprese) gratuitamente la propria distribuzione alle aziende con installati fino a 16 server. Pur avendo annunciato ulteriori precisazioni sul punto, al momento di chiudere questo articolo, non sussistono ulteriori dettagli da parte di Red Hat né tantomeno sussistono precisazioni su come verranno rilasciate queste licenze e come verrà computato questo limite numerico. Vero é che, ad oggi, chi continuerà ad utilizzare CentOS si vedrà ridotto ad una sorta di beta-tester, senza poter più contare sulla classica stabilità della distro del cappello rosso.

La mossa di Red Hat é certamente connessa alla concorrenza che, da sempre, le é stata rivolta dalla distro open source CentOS, che inevitabilmente le avrà tolto quote di mercato in tutti questi anni, essendo essenzialmente un suo “clone” ma privo della assistenza tecnica. Ma davvero questa rivoluzione porterà più clienti nel carnet della casa di Raleigh, invogliati dalla bontà del software a stipulare anche contratti di supporto? Staremo a vedere, vero é che questa iniziativa viene avanzata dopo quasi 30 anni dalla fondazione di Red Hat e sotto l’egida del nuovo proprietario IBM (che ha acquistato Red Hat a fine 2018 per una cifra stimata intorno ai 34 miliardi di dollari), la quale, probabilmente, ha esigenze di fare cassa e non solo quella di valorizzare il proprio prodotto.

L’altro caso, più recente, é quello del browser Chromium, il quale rientra nel ben più ampio Chromium Project (alla base anche dei Chromebook). Gli sviluppatori di Chromium, non potranno più integrare nel proprio open browser alcune API create a beneficio del solo Google Chrome. Secondo molti, queste API sono state inserite “accidentalmente” nel codice di del browser: la cosa appare quantomeno sospetta, in quanto Chrome difficilmente avrebbe messo a disposizione propri contenuti software a beneficio di un progetto aperto cui attingono anche altre realtà tra cui Microsoft e Amazon, rispettivamente con i browser Edge e Silk.

Molto più probabilmente, queste API sono state brevettate da Google e sviluppate dal Project Chromium, salvo poi accorgersi che sarebbero potute finire nelle mani dei diretti concorrenti. Da qui l’eliminazione dal browser Chromium rifacendosi alla tutela legale delle invenzioni intellettuali.

A questo punto vale la pena di chiedersi se le aziende, che da anni utilizzano le competenze delle relative community di riferimento e supporto, abbiano messo da parte questo sistema di sviluppo del software e di circolazione delle idee, visto che oggi sembrano – almeno in parte – privare la comunità dei frutti del proprio contributo ed arrogarsi il diritto di trattenere per sé i risultati ottenuti dopo lungo lavoro (spesso per loro a costo zero).

Del resto questa é un po’ la conseguenza della eterna lotta fra free software e open source: mentre nel primo paradigma il software resterà sostanzialmente sempre libero da ogni proprietà e, quindi da ogni rivendicazione o restrizione di utilizzo, nel secondo modello, chiunque può decidere di appropriarsi di quel software in quanto aperto e sottoporlo (con minime modifiche) ad una serie di limitazioni di accesso.

Fortunatamente, si tratta solo di un paio di episodi, tuttavia é necessario tenere alta la guardia e sperare che tutte le community open continuino (con i pochi mezzi economici a disposizione) a sviluppare con lo stesso spirito di condivisione e l’anima rivolta al futuro ed al progresso dell’umanità, contrapponendosi – sostanzialmente – a tutti coloro che vedono nell’informatica e tecnologia esclusivamente delle fonti di apprensione e di rapace arricchimento.